30 anni fa un grande record, un volo di 900 km da Alzate Brianza a Taranto.
Ripercorriamo con l’articolo pubblicato sulla rivista Volare la grande impresa di Leonardo Brigliadori.
L’Italia in un soffio
Dal lago di Como alla periferia di Taranto veleggiando nel “letto” di una corrente fredda che percorreva tutta la Penisola in direzione Nord Ovest-Sud Est, cioè proprio nel senso dello stivale’, un “motore” dosato e sfruttato chilometro dopo chilometro con rara sapienza, come pochi altri piloti di volo a vela in Italia sanno fare. Sette ore e mezzo di volo più altre due, bisogna contare anche quelle accidenti, spese a dar la caccia all’onda giusta che fondasse il suo biposto ASH 25E (25 metri di ala, 58 di efficienza) a 6.000 metri, almeno, per poter avventurarsi sulla pianura padana con qualche probabilità di attraversarla di slancio, senza mai fermarsi.
Quando ai mondiali di Rieti dell’85 gli appesero al collo la medaglia d’oro (aveva vinto nella classe Standard), vedere la sua faccia sui quotidiani sportivi aveva fatto un certo effetto. Me lo ricordo ancora nella sua roulotte, il giorno prima della prova decisiva, tenersi la testa fra le mani dalla tremenda “cervicale” che l’aveva preso. Adesso, aiutandosi con un fascio di cartine meteorologiche e saltando continuamente dalla lavagna dove ha disegnato lo schema del volo d’onda alla carta di navigazione in quota dello Stivale, nel raccontare i suoi 900 chilometri in linea retta (è il nuovo primato nazionale, quello mondiale è fermo dall’85 ai 1.460 e spicci volati dal tedesco Grosse) Leonardo Brigliadori mi parla ancora di mal di testa. “Mi è venuto quando eravamo già sugli Appennini, per via dei 6.000 metri fatti su Porlezza senza avere a bordo l’ossigeno, e mi ha stressato fino alla fine”.
Casa Brigliadori, dieci di sera di venerdì 4 settembre 1992. Riccardo Junior, il figlio di Leonardo (allievo, compagno, a volte avversario), va all’assalto: dice che sabato ci saranno tutte le condizioni ideali per tentare la galoppata a Sud. Un’eccezionale “invasione fredda” in quota ha percorso l’Italia velocissimamente portando su tutta la Penisola aria più fresca e instabile ma eccezionalmente secca, come testimonia il diagramma con le curve dell’umidità dell’aria. Condizioni che si prevede vengano mantenute per l’indomani anche nelle regioni meridionali. Per un volovelista che voglia tentare la distanza è come vedersi srotolare davanti un lunghissimo tappeto rosso; insomma, è un’occasione da non perdere per nessuna ragione al mondo.
Un’onda eccezionale
Ricky il lunedì successivo ha un esame all’università e deve lasciare l’abitacolo posteriore dell’ASH 25E dell’Associazione Volovelistica Lariana di Alzate Brianza con cui si tenterà il colpaccio all’amico e compagno di voli Davide Casetti (ventun anni, altra giovane promessa del nostro volo a vela). Non c’è molto tempo per pensare a tutto: l’importante, sabato mattina subito dopo lo sgancio a 1.000 metri sopra Brunate, è intercettare nel minor tempo possibile l’onda giusta, davanti i monti di Tremezzo, dove le masse d’aria che risalgono dal lago di Como ti possono portare ben in alto.
Già, perché nella testa di papà Leo i calcoli sono già tutti in fila bell’e pronti per essere verificati: dovrà lasciare le Alpi al massimo entro le 11, per riuscire a scavalcare l’Appennino emiliano e portarsi nella zona di PratoMagno, a Sud Ovest di Firenze, nell’ora più favorevole per la formazione delle termiche pomeridiane.
L’ASH 25E ha un Rotax ausiliario da poco più di 20 cavalli, ma per questo volo viene sigillato: quello che si vuol tentare è un primato di distanza di volo a vela “puro”, quindi il motore non dovrà essere usato; in ogni caso, il barografo che Brigliadori s’è portato dietro (lo impone la FAI per l’omologazione dei primati) ne registrerebbe il funzionamento. Impossibile barare. I libri, sabato pomeriggio, possono anche aspettare. Mentre Leonardo e Davide zigzagano di onda in onda sulle Prealpi fino al Garda (come chi vo¬glia guadare un fiume e si sposti lungo l’argine per cercare il punto più adatto per scendere in acqua) il Ricky a terra ha organizzato una vera e propria centrale operativa: due telefoni, carta di navigazione, computer e righello, lista delle frequenze; ha già preso contatto con i principali centri italiani di volo a vela ed è pronto a passare a papà tutte le informazioni necessarie. “Finora hai efficienza 90, arriverai a Prato Magno con ancora 2.000 metri”.
Incredibile: attraversata la pianura padana sul filo dei 190 all’ora (110 effettivi più il vento più l’effetto quota) passando più o meno su Reggio Emilia, l’ASH 25 arriva nella zona di PratoMagno alle 12,30 con 1.900 metri di QNH. Riccardo ormai con i calcoli va a nozze. L’aria sporca e “vecchia” della Pianura Padana è rapidamente archiviata, Leonardo e Davide sono riusciti a non farsi invischiare nei suoi giochi. pericolosi. Adesso il loro aliante si infila deciso in una prima salutare termica secca, mentre verso Arezzo si vedono già i primi cumuli del pomeriggio, con plafond dai 2.100 a 2.500 metri QFE, Il vento da Nord spinge l’aliante fino al Trasimeno, da qui verso Perugia e poi a Est, in direzione di Col Fiorita e poi di Norcia. Leo non scende praticamente mai sotto i 2.000, può filare magnificamente senza perdere quota in maniera significativa. “Con l’eccezionale visibilità dell’aria trasparente portata dal jetstream, era come se sotto le nostre ali scorresse la cartina geografica dell’Italia”, ricorda Leonardo Brigliadori. “Sentivamo per radio gli amici di Rieti impegnati ad agguantare qualche ascedenza per uscire dai loro ‘cortili’, mentre a noi che ce la filavamo a Sud con in testa un record da battere, pareva di volare con un ‘aliante di linea’.”
Davanti a un bivio
Sull’Appennino centrale Brigliadori e Casetti riescono a sfruttare tutte le condizioni meteorologiche che ogni volovelista si augura di poter incontrare: onde eoliche, di pendio, termodinamiche, brezze, “strade” di cumuli. Un buon fronte di brezza li porta diretti sul Sirente e da qui a Pescasseroli. A quel punto i due piloti pensano di puntare su Sora, per affrontare i monti della Meta da Ovest (laggiù li aspettano magnifici cumuli), ma prima danno un’occhiata sul Monte Marsicano. E l’azzeccano: la più forte termica incontrata finora li “spara” a 3.500 metri QNH con un ottimo 5 metri al secondo sul variometro. Ce n’è in abbondanza per proseguire con una velocissima e unica planata fino a Benevento. Poco più a sud si impone una scelta decisiva: spingersi fino in Calabria o accontentarsi delle Puglie? Lo stress, forse ancora i segni della leggera anossia della mattina, insomma la stanchezza di un volo già eccezionalmente lungo fanno decidere per un atterraggio sul più vicino Tavoliere. “L’atterrabilità, quello era il mio problema” dice Brigliadori. “L’aeroporto di Crotone era alla nostra portata, anche perché il vento nel frattempo aveva piegato proprio per Sud-Ovest, cioè esattamente in direzione della Calabria; ma non sapevo dove avremmo potuto scendere, in quelle zone montagnose, se se ne fosse presentata la necessità”.
Sotto la lunghissima ala dell’ASH 25 di Alzate Brianza passano ancora il Monte Vulture, che regala un’ultima gradita ascendenza (4 metri al secondo), e poi Matera, raggiunta dopo una serie di allegre “delfinate” sotto una fila di comuletti, mentre un po’ più su, alla loro sinistra, il Gargano dà ai due piloti l’illusione di poter quasi essere toccato, tanto è ancora limpida l’aria a 2.000 metri.
Sì, l’aria è ancora eccezionalmente viva, ma la giornata volge decisamente al termine. E il momento di scendere. Si cerca Grottaglie, ma non si trova. Ci sono dei campi di grano tagliato attorno alla periferia Sud di Taranto, che vanno benissimo. E fatta. Novecento chilometri, tutta l’Italia, dal profondo Nord al profondo Sud. Nove ore e mezzo di volo che ora diventeranno un “libro di testo” per gli allievi della scuola di volo di Alzate e per gli stessi soci dell’Associazione, che tra l’altro l’anno prossimo dovrebbe diventare Aero Club Volovelistico Lariano. Leonardo Brigliadori non sa ancora quando, ma tenterà di arrivare in Sicilia. “Alla partenza, dovremo salire a 8.000 metri. Questa volta, è ovvio con l’ossigeno”.
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